IL PROBLEMA DEL LAVORO A BRIGHTON E LA COMUNITA’ ITALIANA
In questi giorni si assiste ad un odioso inasprimento delle norme che regolano il JSA, il sussidio di disoccupazione, che colpiscono in particolare la categoria dei LTU, Long-Term Unemployed, i disoccupati di lunga durata. Noi di Britalians: Italiani del Regno Unito, di solito non amiamo occuparci di questo tema, in quanto, così facendo, inevitabilmente, corriamo il rischio di alimentare fastidiosi stereotipi e polemiche fuorvianti a non finire che finiscono per dividere la comunità italiana. Ma la campagna di odio verso i disoccupati, orchestrata ad arte e a puri fini elettorali dai conservatori e dalla destra inglese più retriva, tocca anche noi italiani nel Regno Unito, ed ha assunto connotati di vero allarme sociale.
In Europa, ai vertici dell’UE, è oggi in corso un dibattito se sia legittimo da parte di alcuni stati dell’Unione perseguitare i disoccupati, colpevolizzarli, sottoporli ad un regime di sanzioni assolutamente ingiustificato, costringendoli ad accettare odiose forme di schiavitù, quali i contratti di lavoro senza retribuzione (MWA, Mandatory Work Activities), il cui scopo è evidentemente quello di diffondere il fenomeno della manodopera a basso costo (cheap labour), o addirittura a costa zero, e punire i disoccupati, più che di agevolare il loro reinserimento nel mondo del lavoro.
Noi italiani del Regno Unito siamo assolutamente contrari a politiche di questo tipo.
La maggior parte di noi ha lasciato l'Italia perché non trovava un lavoro dignitoso nel nostro martoriato paese; e si trova qui in Inghilterra per ricostruirsi un futuro, non certo per sfruttare la generosità dello stato sociale inglese.
E' giunto il momento di sfatare anche l'odioso mito della "generosità" del welfare inglese che non è più tale - generoso - da ormai 20 anni.
L'immigrazione massiccia dai paesi del Mediterraneo & dell'Est europeo, e la concorrenza tra le varie etnie e nazionalità presenti sul suolo britannico è tale che sacche di disoccupazione sono diventate inevitabili.
Il mercato del lavoro è diventato una giungla dove a spuntarla non sempre è il più bravo, competente o intraprendente, ma è spesso il più scaltro. Le colpe e i ritardi dell'UE nelle sue politiche del lavoro sono evidenti e gravissime.
La mancanza di sostegno e di orientamento per i giovani lavoratori, oggi costretti a elemosinare lavoracci e cameracce in giro per l’Europa, è vergognosa.
Domina il caos: le forme di illegalità sono sempre più diffuse; i raggiri, le truffe sono all'ordine del giorno. Non è certo questa l’immagine dell’Italia che ci interessa promuovere nel mondo. Le ingiustizie e i tagli indiscriminati al welfare fanno il resto.
L’attuale governo Cameron-Clegg e l’estrema destra (UKIP) sono interessati ad alimentare l’odio, la diffidenza e la divisione tra le varie etnie; a mettere lavoratori britannici contro lavoratori stranieri; lavoratori disoccupati britannici contro lavoratori disoccupati stranieri.
Ne consegue che i partiti di destra nazionalista, anti-europea fanno il pieno di voti alle elezioni, diffondendo malcontento, sentimenti di rabbia e di scontro sociale.
Vi è anche chi, all’interno della comunità italiana, lavora in maniera subdola e ignobile per diffondere l’odio tra le nazioni e le persone, stabilendo arbitrarie pagelle di benemerenza tra chi sarebbe “onesto” (e chi lancia queste accuse si posiziona sempre dalla parte dei questi ultimi!) e chi invece nemico della civiltà; tra chi sarebbe un onesto lavoratore e chi una spregevole sanguisuga.
Non ci presteremo a questo gioco odioso e sleale. La battaglia per sconfiggere la disoccupazione, per i progresso, l’unità e l’emancipazione nel mondo del lavoro è una battaglia che appartiene a tutte le classi lavoratrici, e si combatte su diversi fronti.
La disoccupazione è innanzitutto un dramma sociale per chi la vive: va affrontato con misure di tipo economico e non con campagne di persecuzione. Neppure il welfare è la soluzione del problema lavoro: è solo un elemento del puzzle, sia pure importante. E’ un fattore che contribuisce alla soluzione del problema lavoro, perché riduce i conflitti sociali, agevola la coesione sociale e il reinserimento e, se ben congegnato, stimola la creazione di lavoro e di impresa.
Grazie anche al prezioso contributo del BHUWC, Brighton and Hove Unemployed Workers Centre, gestito da una nostra connazionale, e il gruppo Brighton Benefits Campaign, la nostra associazione (Associazione Italiani del Sussex; Britalians: Italiani nel Regno Unito; Italians in Brighton & Friends of Italy) offre sostegno e assistenza a chi si trova in una situazione di difficoltà.
Insieme a loro ci battiamo per la difesa e la riforma del welfare secondo principi di equità sociale e solidarietà; per promuovere la riforma del lavoro, scalzare i conservatori dal governo e contrastare il loro disegno di punire e umiliare i settori più vulnerabili della società inglese.
Una cosa è certa: noi della comunità italiana di Brighton e del Regno Unito non siamo qui né per favorire la pigrizia, né per colpevolizzare i disoccupati, ma per sostenerli nella difficile congiuntura economica.
Questo accanimento contro chi ha difficoltà a trovare lavoro, cioè le fasce più deboli della società, è vergognoso.
A nostro avviso, è necessario perseguire una politica tesa ad introdurre altre forme di sostegno per i disoccupati di lunga durata, così come in parte fecero i laburisti nei passati governi, tese ad incoraggiare la creazione di impresa (fino a £ 2000 sterline di start up a fondo perduto per progetti più sensati; accesso ai crediti agevolati; sussidi per sei mesi; mentoring e agevolazioni fiscali: tax credit per gli ultra 50enni e le famiglie; esenzione dal pagamento della Council tax per i redditi più bassi; formazione gratis).
Bisogna altresì restituire dignità alla formazione e al volontariato mettendo fine ad ogni odiosa forma di sfruttamento dei lavoratori disoccupati, sostituendo i lavori a retribuzione “0” con lavori socialmente utili, pagati dignitosamente.
In Italia abbiamo il problema dei giovani disoccupati che in alcune aree del paese arriva al 42 %, anche tra i laureati. Qui nel RU c'è la piaga della disoccupazione di lunga durata, cioè di quelle persone iscritte da anni al collocamento che, per vari motivi - non tutti imputabili alla loro scarsa volontà - diventano "unemployable" cioè: difficilmente collocabili.
Tutti i governi che si sono succeduti hanno provato ad affrontare il problema ora con il bastone (i Tories) ora con la carota (Labour); chi con il bastone e la carota (il Labour di Blair e di Brown) con risultati però deludenti.
E' vero che nel RU di Cameron cala la disoccupazione ufficiale, ma è anche vero che sono aumentate le disparità, la povertà e il conflitto sociale (lavoratori contro disoccupati; lavoratori britannici contro lavoratori dell'UE; disoccupati del RU contro disoccupati dell'UE, ecc). Colpevolizzare i disoccupati o gli imprenditori non serve a nulla.
Serve invece una sana, equa politica di incentivi fiscali alle nuove imprese, di finanziamenti alle imprese virtuose che assumono le persone più in difficoltà (credito di impresa in Italia, Working Tax Credit qui nel RU).
Il disegno dei Tories è chiaro : smantellare il welfare e sostituirlo con un sistema di assicurazioni private e di elemosine, all’americana , cioè un sistema dove il mercato e i profitto tornano a dettar legge.
Ma se i tories NON aboliscono il JSA per i disoccupati di lunga durata il motivo è evidente: non è certo perché hanno a cuore la sorte dei disoccupati; al contrario! I disoccupati vengono colpevolizzati, umiliati, presi di mira dal DWP, Department of Work and Pensions e dai job centres; vengono sanzionati , indagati, costretti ad accettare corsi assolutamente inutili e contratti di lavoro a retribuzione “0”, il cui scopo è essenzialmente di punirli e umiliarli.
Molti rinunciano al sussidio, ma poi finiscono nei guai, costretti a prendere soldi in prestito, indebitati con i costi crescenti degli affitti (quelli di Brighton sono tra i più onerosi del Regno Unito) e impossibilitati a pagare le altre tasse (Council tax), perché, al contrario dell'Italia, dove l'iscrizione al collocamento è facoltativa e spesso inutile, l'unico modo qui in UK per ottenere l' esenzione dal pagamento delle tasse comunali e dimostrare di essere nullatenenti è essere iscritti al jobcentre. Si tratta dunque di una trappola infernale.
E’ dunque evidente che ai tories fa comodo perseguitare la categoria di lavoratori disoccupati particolarmente svantaggiati e vulnerabili, per puro calcolo elettorale e per assecondare irresponsabilmente un trend populista, anti-europeo, antidemocratico e fascisticheggiante caro alle destre più retrive di questo paese (UKIP). Questo disegno reazionario e destabilizzante è molto pericoloso per il futuro dell'Europa.
Ai tories e ai benestanti benpensanti di questo paese fa comodo etichettare le fasce più vulnerabili della società inglese come "parassiti", parola odiosa, perché presa in prestito dal vocabolario dei peggiori tiranni della storia d’Europa. Molti non hanno consapevolezza del calvario che devono subire i LTU (Long-Term Unemployed).
Chi vi scrive, lavora un giorno alla settimana come volontario in un centro di assistenza per la comunità di Hollingdean, Brighton, ed è spesso a contatto con casi di abuso e di illegalità eclatanti perpetrati dal DWP, tutti documentati.
Ian Duncan Smith e il DWP hanno scelto di perseguitare i LTU per puro calcolo elettorale, contravvenendo spesso ai principi fondanti del welfare (sostegno e solidarietà per i soggetti più deboli) e dell'UE.
Preferiscono arrostire i LTU lentamente sulla graticola, affibbiandogli lo stigma di indesiderati e di parassiti, costringendoli a estenuanti prove per dimostrare che stanno davvero cercando lavoro; penalizzandoli per ogni piccolo errore; costringendoli a lavorare GRATIS anche 30, 40 ore per imprenditori senza scrupoli che li sfruttano per lavoracci infami, spesso con turni di notte, anche a 40 km di distanza da casa.
Molte imprese - le più virtuose - non accettano questa odiosa imposizione, perché la trovano moralmente ingiusta e inaccettabile, e contraria alle normative europee.
Ci sono poi le imprese che rifiutano di accogliere i LTU perchè non sanno che farsene; perché il training è costoso; perché le regole imposte dal DWP sono spesso onerose e irragionevoli; perché le condizioni di sicurezza dei lavoratori sono spesso insufficienti e i rischi derivanti da eventuali danni alla salute fisica dei lavoratori sono troppo gravosi; perché assumere personale non pagato e con scarsa protezione arreca danno alla loro immagine.
Per questo motivo, Poundland, Tesco e Sainsburys hanno già detto che non accetteranno più "schiavi" a lavorare per loro. Inoltre, il sistema messo in atto dai Tories prevede sanzioni severissime, spesso ingiuste e pretestuose, come quel lavoratore sanzionato perché aveva fatto domanda per andare a lavorare a Horsham, per poi sentirsi accusato di aver fatto una richiesta di lavoro ritenuta "irrealistica".
Insomma, il welfare di tories è una farsa, che non solo NON risolve il problema dei LTU, ma lo aggrava.
Noi italiani del Regno Unito siamo assolutamente contrari a politiche di questo tipo e le contrasteremo drasticamente.
I soprusi e le umiliazioni che questo governo infligge ogni giorno ai più deboli sono un'offesa per ogni sincero democratico e persona di buon senso. Persino la chiesa anglicana è indignata.
Siamo per una società veramente fondata sul lavoro, governata dai valori di solidarietà e dignità. Questo vale sia per chi il lavoro ce l'ha, sia per chi lo cerca.
Per questo noi di Britalians e dell’Associazione Italiani del Sussex sosteniamo gli sforzi di quei movimenti come il “Brighton Benefits Campaign”, e il “Stop the Cuts” che protestano contro le politiche dissennate di questo odioso governo e operano nella direzione di riformare il welfare su basi di equità e di giustizia.
Britalians: Italiani nel Regno Unito; Italians in Brighton; Friends of Italy & Amici dell’Italia; Associazione Italiani del Sussex.
In Europa, ai vertici dell’UE, è oggi in corso un dibattito se sia legittimo da parte di alcuni stati dell’Unione perseguitare i disoccupati, colpevolizzarli, sottoporli ad un regime di sanzioni assolutamente ingiustificato, costringendoli ad accettare odiose forme di schiavitù, quali i contratti di lavoro senza retribuzione (MWA, Mandatory Work Activities), il cui scopo è evidentemente quello di diffondere il fenomeno della manodopera a basso costo (cheap labour), o addirittura a costa zero, e punire i disoccupati, più che di agevolare il loro reinserimento nel mondo del lavoro.
Noi italiani del Regno Unito siamo assolutamente contrari a politiche di questo tipo.
La maggior parte di noi ha lasciato l'Italia perché non trovava un lavoro dignitoso nel nostro martoriato paese; e si trova qui in Inghilterra per ricostruirsi un futuro, non certo per sfruttare la generosità dello stato sociale inglese.
E' giunto il momento di sfatare anche l'odioso mito della "generosità" del welfare inglese che non è più tale - generoso - da ormai 20 anni.
L'immigrazione massiccia dai paesi del Mediterraneo & dell'Est europeo, e la concorrenza tra le varie etnie e nazionalità presenti sul suolo britannico è tale che sacche di disoccupazione sono diventate inevitabili.
Il mercato del lavoro è diventato una giungla dove a spuntarla non sempre è il più bravo, competente o intraprendente, ma è spesso il più scaltro. Le colpe e i ritardi dell'UE nelle sue politiche del lavoro sono evidenti e gravissime.
La mancanza di sostegno e di orientamento per i giovani lavoratori, oggi costretti a elemosinare lavoracci e cameracce in giro per l’Europa, è vergognosa.
Domina il caos: le forme di illegalità sono sempre più diffuse; i raggiri, le truffe sono all'ordine del giorno. Non è certo questa l’immagine dell’Italia che ci interessa promuovere nel mondo. Le ingiustizie e i tagli indiscriminati al welfare fanno il resto.
L’attuale governo Cameron-Clegg e l’estrema destra (UKIP) sono interessati ad alimentare l’odio, la diffidenza e la divisione tra le varie etnie; a mettere lavoratori britannici contro lavoratori stranieri; lavoratori disoccupati britannici contro lavoratori disoccupati stranieri.
Ne consegue che i partiti di destra nazionalista, anti-europea fanno il pieno di voti alle elezioni, diffondendo malcontento, sentimenti di rabbia e di scontro sociale.
Vi è anche chi, all’interno della comunità italiana, lavora in maniera subdola e ignobile per diffondere l’odio tra le nazioni e le persone, stabilendo arbitrarie pagelle di benemerenza tra chi sarebbe “onesto” (e chi lancia queste accuse si posiziona sempre dalla parte dei questi ultimi!) e chi invece nemico della civiltà; tra chi sarebbe un onesto lavoratore e chi una spregevole sanguisuga.
Non ci presteremo a questo gioco odioso e sleale. La battaglia per sconfiggere la disoccupazione, per i progresso, l’unità e l’emancipazione nel mondo del lavoro è una battaglia che appartiene a tutte le classi lavoratrici, e si combatte su diversi fronti.
La disoccupazione è innanzitutto un dramma sociale per chi la vive: va affrontato con misure di tipo economico e non con campagne di persecuzione. Neppure il welfare è la soluzione del problema lavoro: è solo un elemento del puzzle, sia pure importante. E’ un fattore che contribuisce alla soluzione del problema lavoro, perché riduce i conflitti sociali, agevola la coesione sociale e il reinserimento e, se ben congegnato, stimola la creazione di lavoro e di impresa.
Grazie anche al prezioso contributo del BHUWC, Brighton and Hove Unemployed Workers Centre, gestito da una nostra connazionale, e il gruppo Brighton Benefits Campaign, la nostra associazione (Associazione Italiani del Sussex; Britalians: Italiani nel Regno Unito; Italians in Brighton & Friends of Italy) offre sostegno e assistenza a chi si trova in una situazione di difficoltà.
Insieme a loro ci battiamo per la difesa e la riforma del welfare secondo principi di equità sociale e solidarietà; per promuovere la riforma del lavoro, scalzare i conservatori dal governo e contrastare il loro disegno di punire e umiliare i settori più vulnerabili della società inglese.
Una cosa è certa: noi della comunità italiana di Brighton e del Regno Unito non siamo qui né per favorire la pigrizia, né per colpevolizzare i disoccupati, ma per sostenerli nella difficile congiuntura economica.
Questo accanimento contro chi ha difficoltà a trovare lavoro, cioè le fasce più deboli della società, è vergognoso.
A nostro avviso, è necessario perseguire una politica tesa ad introdurre altre forme di sostegno per i disoccupati di lunga durata, così come in parte fecero i laburisti nei passati governi, tese ad incoraggiare la creazione di impresa (fino a £ 2000 sterline di start up a fondo perduto per progetti più sensati; accesso ai crediti agevolati; sussidi per sei mesi; mentoring e agevolazioni fiscali: tax credit per gli ultra 50enni e le famiglie; esenzione dal pagamento della Council tax per i redditi più bassi; formazione gratis).
Bisogna altresì restituire dignità alla formazione e al volontariato mettendo fine ad ogni odiosa forma di sfruttamento dei lavoratori disoccupati, sostituendo i lavori a retribuzione “0” con lavori socialmente utili, pagati dignitosamente.
In Italia abbiamo il problema dei giovani disoccupati che in alcune aree del paese arriva al 42 %, anche tra i laureati. Qui nel RU c'è la piaga della disoccupazione di lunga durata, cioè di quelle persone iscritte da anni al collocamento che, per vari motivi - non tutti imputabili alla loro scarsa volontà - diventano "unemployable" cioè: difficilmente collocabili.
Tutti i governi che si sono succeduti hanno provato ad affrontare il problema ora con il bastone (i Tories) ora con la carota (Labour); chi con il bastone e la carota (il Labour di Blair e di Brown) con risultati però deludenti.
E' vero che nel RU di Cameron cala la disoccupazione ufficiale, ma è anche vero che sono aumentate le disparità, la povertà e il conflitto sociale (lavoratori contro disoccupati; lavoratori britannici contro lavoratori dell'UE; disoccupati del RU contro disoccupati dell'UE, ecc). Colpevolizzare i disoccupati o gli imprenditori non serve a nulla.
Serve invece una sana, equa politica di incentivi fiscali alle nuove imprese, di finanziamenti alle imprese virtuose che assumono le persone più in difficoltà (credito di impresa in Italia, Working Tax Credit qui nel RU).
Il disegno dei Tories è chiaro : smantellare il welfare e sostituirlo con un sistema di assicurazioni private e di elemosine, all’americana , cioè un sistema dove il mercato e i profitto tornano a dettar legge.
Ma se i tories NON aboliscono il JSA per i disoccupati di lunga durata il motivo è evidente: non è certo perché hanno a cuore la sorte dei disoccupati; al contrario! I disoccupati vengono colpevolizzati, umiliati, presi di mira dal DWP, Department of Work and Pensions e dai job centres; vengono sanzionati , indagati, costretti ad accettare corsi assolutamente inutili e contratti di lavoro a retribuzione “0”, il cui scopo è essenzialmente di punirli e umiliarli.
Molti rinunciano al sussidio, ma poi finiscono nei guai, costretti a prendere soldi in prestito, indebitati con i costi crescenti degli affitti (quelli di Brighton sono tra i più onerosi del Regno Unito) e impossibilitati a pagare le altre tasse (Council tax), perché, al contrario dell'Italia, dove l'iscrizione al collocamento è facoltativa e spesso inutile, l'unico modo qui in UK per ottenere l' esenzione dal pagamento delle tasse comunali e dimostrare di essere nullatenenti è essere iscritti al jobcentre. Si tratta dunque di una trappola infernale.
E’ dunque evidente che ai tories fa comodo perseguitare la categoria di lavoratori disoccupati particolarmente svantaggiati e vulnerabili, per puro calcolo elettorale e per assecondare irresponsabilmente un trend populista, anti-europeo, antidemocratico e fascisticheggiante caro alle destre più retrive di questo paese (UKIP). Questo disegno reazionario e destabilizzante è molto pericoloso per il futuro dell'Europa.
Ai tories e ai benestanti benpensanti di questo paese fa comodo etichettare le fasce più vulnerabili della società inglese come "parassiti", parola odiosa, perché presa in prestito dal vocabolario dei peggiori tiranni della storia d’Europa. Molti non hanno consapevolezza del calvario che devono subire i LTU (Long-Term Unemployed).
Chi vi scrive, lavora un giorno alla settimana come volontario in un centro di assistenza per la comunità di Hollingdean, Brighton, ed è spesso a contatto con casi di abuso e di illegalità eclatanti perpetrati dal DWP, tutti documentati.
Ian Duncan Smith e il DWP hanno scelto di perseguitare i LTU per puro calcolo elettorale, contravvenendo spesso ai principi fondanti del welfare (sostegno e solidarietà per i soggetti più deboli) e dell'UE.
Preferiscono arrostire i LTU lentamente sulla graticola, affibbiandogli lo stigma di indesiderati e di parassiti, costringendoli a estenuanti prove per dimostrare che stanno davvero cercando lavoro; penalizzandoli per ogni piccolo errore; costringendoli a lavorare GRATIS anche 30, 40 ore per imprenditori senza scrupoli che li sfruttano per lavoracci infami, spesso con turni di notte, anche a 40 km di distanza da casa.
Molte imprese - le più virtuose - non accettano questa odiosa imposizione, perché la trovano moralmente ingiusta e inaccettabile, e contraria alle normative europee.
Ci sono poi le imprese che rifiutano di accogliere i LTU perchè non sanno che farsene; perché il training è costoso; perché le regole imposte dal DWP sono spesso onerose e irragionevoli; perché le condizioni di sicurezza dei lavoratori sono spesso insufficienti e i rischi derivanti da eventuali danni alla salute fisica dei lavoratori sono troppo gravosi; perché assumere personale non pagato e con scarsa protezione arreca danno alla loro immagine.
Per questo motivo, Poundland, Tesco e Sainsburys hanno già detto che non accetteranno più "schiavi" a lavorare per loro. Inoltre, il sistema messo in atto dai Tories prevede sanzioni severissime, spesso ingiuste e pretestuose, come quel lavoratore sanzionato perché aveva fatto domanda per andare a lavorare a Horsham, per poi sentirsi accusato di aver fatto una richiesta di lavoro ritenuta "irrealistica".
Insomma, il welfare di tories è una farsa, che non solo NON risolve il problema dei LTU, ma lo aggrava.
Noi italiani del Regno Unito siamo assolutamente contrari a politiche di questo tipo e le contrasteremo drasticamente.
I soprusi e le umiliazioni che questo governo infligge ogni giorno ai più deboli sono un'offesa per ogni sincero democratico e persona di buon senso. Persino la chiesa anglicana è indignata.
Siamo per una società veramente fondata sul lavoro, governata dai valori di solidarietà e dignità. Questo vale sia per chi il lavoro ce l'ha, sia per chi lo cerca.
Per questo noi di Britalians e dell’Associazione Italiani del Sussex sosteniamo gli sforzi di quei movimenti come il “Brighton Benefits Campaign”, e il “Stop the Cuts” che protestano contro le politiche dissennate di questo odioso governo e operano nella direzione di riformare il welfare su basi di equità e di giustizia.
Britalians: Italiani nel Regno Unito; Italians in Brighton; Friends of Italy & Amici dell’Italia; Associazione Italiani del Sussex.