Italia e Regno Unito a confronto: la cicala e la formica
Nonostante un diffuso, giustificato malcontento di studenti universitari e lavoratori del settore pubblico, il Regno Unito, rispetto all’Italia, rimane fondamentalmente una società più giusta e rispettosa dei bisogni dei cittadini e dei lavoratori ... Da una lettera di un nostro lettore:
"Che pena vedere Cameron difendere non gli interessi dell'Inghilterra ma quelli della City, cioè la succursale/scendiletto europeo delle bande di speculatori USA. Così come i repubblicani USA, ovunque le destre fanno solo gli interessi delle loro consorterie. L'Europa, di cui l'Inghilterra non ha mai fatto parte, ha sbagliato persino a consentire a questa nazione di avere diritto alle cariche istituzionali, alla semestrale presidenza, etc, etc. Chi non ha accettato l'euro, il sistema metrico decimale, e persino i sensi di guida, e le regole finanziarie non ha alcun diritto di essere in Europa. Loro ne hanno avuto solo benefici. E perché mai debbono restare con noi? Solo per riscuotere e mai per pagare?" Luigi Andretti * * * Non spetta a me difendere gli inglesi, che ho spesso criticato in passato per il loro "doppiogiochismo". Ma è anche giusto rilevare come il loro comportamento sia, tutto sommato, coerente. Infatti, gli inglesi hanno sempre mantenuto un atteggiamento critico verso l’EU e soprattutto verso l’Euro, anche quando a governare c’erano Blair e Brown, la Thatcher e i governi laburisti degli anni 70. Se questo sia dovuto ad una non meglio identificata vocazione filo-americana, o a maggiori affinità storiche, socio-culturali ed economiche con i cugini d’oltreoceano piuttosto che con l’Europa, o semplicemente ad una (in parte giustificata) diffidenza verso l’Europa pasticciona e franco-germano-centrica, non si capisce bene. Gli inglesi hanno fatto le loro scelte; se ne assumeranno le loro responsabilità quando si tratterà di sedere al tavolo delle trattative e di confrontarsi con gli altri partners europei nei prossimi importanti appuntamenti. Non fanno finta di niente: la crisi dell’Euro colpisce duramente anche loro ma, come sempre, badano innanzitutto agli interessi nazionali. Egoismo, miopia o saggia prudenza? Agli inglesi piace rimanere nel guado: un piede dentro, uno fuori.. poi si vedrà: dipenderà dagli sviluppi. Quello degli inglesi è un atteggiamento dettato più dalla prudenza che dall’egoismo nazionale. Cameron – e prima di lui Brown - deve fare i conti con una popolazione in larga parte antieuropeista o comunque diffidente, e parti importanti del suo partito che vedono l’EU come fumo negli occhi. Infatti, gli euroscettici del Partito Consevatore avevano minacciato un referendum per uscire dall'UE se Cameron non avesso "puntato i piedi", con potenziali effetti ancora più disastrosi per l'EU. (il 64% degli inglesi è per scindere ogni rapporto con l'EU). L’Inghilterra rimane un paese molto diverso dagli altri che compongono l'EU: facciamocene una ragione. Anch’io fatico a capirli: eppure sono più di 30 anni che abito qui nel Regno Unito! Intanto questo paese dà ospitalità e lavoro a migliaia di giovani italiani ed europei in fuga dal “continente”, trattati in malo modo nei loro paesi d’origine. Non basta questo a portare più rispetto per questo paese? Quello che la Gran Bretagna sta vivendo è uno splendido "isolamento" che, almeno per il momento, sta portando fortuna a Cameron, già in cima all preferenze degli inglesi come leader forte e carismatico. Come la Thatcher venti anni addietro, Cameron ha saputo tener fronte ai più agguerriti leaders europei opponendo un veto alle loro richieste, rischiando oltretutto di mettere a repentaglio anche l'alleanza di governo con i convinti europeisti liberal-democratici di Nick Clegg. Sarà poco gentile "tirarsi fuori", ma è proprio quello che vogliono gli elettori di Cameron e, sospetto, molti simpatizzanti a sinistra, ammesso che i laburisti possano ancora definirsi di sinistra. Comunque, l'opt out non è definitivo e non è su tutto il fronte dei provvedimenti. Cameron, piaccia o non piaccia, fa quello che gli chiedono i suoi elettori e non solo gli interessi della City. Come si è detto, gli inglesi non sono completamente fuori e non sono completamente dentro. Se qualcuno non l’avesse ancora capito, a loro interessa "la ciccia", cioè un mercato europeo dove poter vendere i loro prodotti a prezzi concorrenziali, possibilmente senza eccessive interferenze nei loro affari interni. Fin qui nulla di male, no? Siccome hanno un sistema fiscale che funziona e bilanci statali tutto sommato sani rispetto al resto dell’EU, gli inglesi sono comprensibilmente restii a concedere aiuti ai partners europei in difficoltà e ancora meno a cedere quote di sovranità. Se l'Italia non avesse i problemi che ha, si comporterebbe, io credo, in modo analogo. L'Europa del futuro non si costruisce sugli egoismi nazionali ma neanche sui compromessi deleteri. Quanto alla facile ironia rispetto alla monarchia inglese e i commenti sciocchi sulle difficoltà e sulla diffusa“povertà” nel Regno Unito che si leggono un po’ ovunque sui quotidiani italiani, essi provengono da persone che forse non hanno una percezione esatta di quanto marcia, impresentabile e profondamente ingiusta sia la società italiana al confronto. Ci sono centinaia di giovani italiani che vengono cacciati in malo modo dal Belpaese e che qui nel Regno Unito trovano una casa, un lavoro e persino un po' di aiuto se sono disoccupati. Dunque, chi se ne fotte della monarchia se alla fine, quello che conta, il cittadino qui viene trattato con un po' più di rispetto. Le proteste contro Cameron e i tagli alla spesa pubblica operati dal suo governo sono sacrosante, ma i provvedimenti economici, per quanto colpiscano in maniera eccessiva alcune categorie di lavoratori del settore pubblico, fanno parte di un programma di contenimento della spesa e di risanamento economico assolutamente necessari. Gli inglesi, forti della loro posizione di privilegio, con Londra capitale finanziaria d’Europa, non sono stati a guardare la crisi. Mentre Berlusconi e Tremonti in Italia si trastullavano nella finanza allegra e irresponsabilmente negavano la possibilità che in Italia ci potesse essere una crisi di una gravità pari a quella della Grecia, l’Inghilterra già dai tempi di Brown aveva avviato una virtuosa politica di contenimento della spesa e di investimenti in crescita, ricerca e lavoro. Ecco perché, nonostante la monarchia, e un diffuso, giustificato malcontento, specie da parte di studenti universitari e di lavoratori del settore pubblico, il Regno Unito, rispetto all’Italia, rimane fondamentalmente una società più giusta e rispettosa dei bisogni dei cittadini e dei lavoratori. Invece, quello italiano rimane di gran lunga il sistema economico e politico più corrotto, ingiusto e prevaricatore d’ Europa. Ecco perché Cameron prende tempo e guadagna consensi; invece Monti… Ernesto Granese HTML Comment Box is loading comments...
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Ma cosa vogliono questi "mangia pudding" inglesi da noi europei?Prima noi aiutiamo economicamente la loro fallita isola irlandese e in cambio le loro clearing house e le loro banche d’affari fanno il tiro al piccione con i nostri BPT, e ora rifiutano di entrare nel trattato europeo per paura di avere degli oneri a carico delle loro potenti banche. Potremmo dire che bevono il latte, ma non vogliono prendersi la vacca, come recita un famoso detto. Ma veniamo ai fatti. Il nuovo accordo di Bruxelles prevede l’adesione fiscale quasi certa di 26 delle 27 nazioni originarie, con l’Inghilterra fuori, anche se hanno promesso di sostenere l’Euro senza farne parte. I leaders europei hanno deciso di adottare il “fiscal compact”, come soluzione concreta per rimettere in ordine i conti dell’eurozona e salvare la moneta unica. L’accordo fa nascere un’Europa 17+6; quindi un’Europa allargata a 6 paesi (Polonia, Danimarca, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Romania). Londra e Budapest si sono chiamate fuori; mentre Svezia e Repubblica Ceca, hanno chiesto di consultare i rispettivi parlamenti. L’accordo, stipulato senza nessuna revisione dei trattati, obbliga i paesi firmatari al pareggio di bilancio e sanzioni automatiche per gli sforamenti. La firma è prevista per marzo 2012 e la forma del trattato sarà un accordo internazionale, come Schengen. Con la firma, gli stati accetteranno i controlli europei sulle loro politiche economiche e di bilancio. “Vent’anni dopo Maastricht facciamo un nuovo trattato che eliminerà le debolezze del sistema e diventerà il trattato per la stabilità dell’Euro”, ha detto la cancelliera tedesca Merkel. Il giorno prima, Mario Draghi, fa fatto ben capire al mondo che il problema dell’UE è politico, e che la BCE è riluttante a prestare soldi all’EFSF o al FMI. L’EMS, l’altro meccanismo di stabilità, che sarà operativo dal 1° luglio 2012, sostituirà l’EFSF, ma non sarà trasformato in banca, con tutti i limiti che ne comporta, e sarà gestito gestito dalla BCE. Decisa, inoltre, l’esclusione delle banche private dalla ristrutturazione dei debiti dei paesi sovrani. Londra ha rotto l’accordo, perché chiedeva di essere esonerata dall’applicazione delle regole sui servizi finanziari; tuttavia la difesa ad oltranza da parte di Cameron del sistema bancario di Sua Maestà la Regina Elisabetta, potrebbe avere ripercussioni non solo nei rapporti con i partners europei, ma anche in patria. La stampa inglese, infatti, scrive di un’Inghilterra isolata e attacca il Primo Ministro David Cameron per come ha giocato male la partita; il Guardian titola” Cameron porta la Gran Bretagna alla deriva in Europa con il veto sul trattato”. “L’isolamento di Cameron non è segno di forza, ma di debolezza”, lo dice Douglas Alexander, Segretario agli Esteri nel ‘governo ombra’: “La Gran Bretagna, da stamane, è più isolata che mai in 35 anni di appartenenza all’UE. Non è nell’interesse nazionale che siano state prese decisioni senza interpellarci al tavolo delle trattative; il risultato è che ha contrattato con i suoi membri di partito e non con i nostri partner europei”. Bisogna evidenziare la drammaticità della decisione di Cameron, perchè il mercato inglese svolge metà del suo commercio proprio in Europa. Tuttavia le voci di stampa scrivono di un Premier che ha tentato di salvare capra e cavoli, perchè in caso di adesione dell’Inghilterra al nuovo trattato di Bruxelles, il Partito Conservatore inglese (che è il partito del Primo Ministro) avrebbe indetto un referendum tra i cittadini sui rapporti con l’Europa. Roberto Fantuzzi (da "Finanza e Lambrusco") |
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