ITALIANS IN BRIGHTON: ALCUNE IMPORTANTI RIFLESSIONI SUL NOSTRO FUTURO
Alla vigilia del 7° anno di vita del nostro gruppo, è forse bene riflettere su alcuni temi a noi cari, per ribadire la nostra linea e chiarire alcuni punti chiave, anche alla luce di alcune recenti posizioni critiche. Le critiche che ci vengono rivolte sono più o meno sempre le stesse: che non sarei/saremmo abbastanza accoglienti; che dovremmo essere più solidali e tolleranti verso chi è costretto a lasciare il proprio paese; che dipingiamo il Regno Unito sotto una cattiva luce, come un paese poco incline ad accogliere gli stranieri ecc ecc.
Essenzialmente, queste critiche si basano su più equivoci di fondo: che il Regno Unito sia un paese ospitale; che Brexit non sia altro che uno spiacevole incidente di percorso ma che di fatto nulla cambierà nello scenario europeo; che noi di Its di Btn saremmo una sorta di ente assistenziale. Nulla di tutto questo è vero.
Poi, più recentemente, vi è stato il terremoto Brexit, che ha suffragato i nostri timori e ci ha costretto a rivedere la nostra visione circo il ruolo degli italiani qui in Inghilterra e, di conseguenza, le regole e i principi che governano il nostro gruppo. In particolare, è ora giunto il momento di chiedersi, alla luce di Brexit e dei recenti malintesi che si sono verificati con alcuni dei nostri nuovi soci, chi è il nostro interlocutore privilegiato? Il destinatario dei nostri messaggi? In che modo può e deve cambiare la politica del nostro gruppo? In che direzione dovrebbe andare?
Su un terreno più squisitamente politico e generale, noi italiani di Brighton, almeno quelli che si riconoscono nella mia visione, desideriamo un futuro di stabilità e di progresso, che non sia inficiato dalle conseguenze di Brexit e dai futuri assetti europei.
Ci interessa ristabilire in Europa una situazione di quasi normalità come lo era prima della crisi del 2008; dove la gente era libera di viaggiare, di fare esperienze di studio e di lavoro, senza l'assillo di Brexit o la scure dei governi di destra che minacciavano di erigere muri.
Allora vi era un "normale" flusso di migranti (si chiamavano cittadini e lavoratori europei, non migranti) da e per il Regno Unito: quasi nessuno “scappava” dall’Italia.
La situazione in Medio Oriente e nel nord Africa non era ancora esplosa, con le conseguenze drammatiche a cui assistiamo oggi. In Italia avevamo ancora Berlusconi, ma, nonostante ciò, si respirava ancora un'atmosfera di relativa fiducia, non tanto nella politica o nell'economia, quanto nella possibilità di uscire fuori da una situazione di stallo.
L’Europa non era ancora in preda alla devastante crisi e si trovava ancora al sicuro dalle grinfie delle banche centrali; l’euro godeva di discreta salute. Poi venne la crisi del 2008; le politiche di austerity; la disoccupazione giovanile allarmante in tutta Europa; la crisi dell’Euro; lo sciagurato governo Monti, il risorgere della corruzione in Italia e dei nazionalismi a livello europeo, e del terrorismo islamico a livello mondiale. In Uk vi fu la crisi del welfare, l’avvento del governo di Cameron e Brexit.
Insomma veniamo da anni difficili, nei quali l’Italia sembra essere l’unico paese in Europa a non avere ancora convintamente ingranato la marcia della ripresa.
Eppure, a dispetto di quanti insistono ancora nel voler uniformare gli italiani all’estero dentro un unico contenitore, c'è un'insanabile dicotomia tra gli italiani che vivono in Italia, che vedono tutto a tinte fosche e che non vedono l'ora di scappare; e quelli che sono approdati qui da poco, che scoprono un mondo nuovo, che non è affatto come l'avevano immaginato.
Poi ci sono quelli come me, che vivono qui da tanti anni; che guardano le vicende italiane con rabbia, dolore e frustrazione; seguono gli sviluppi di Brexit con preoccupazione; osservano le politiche per gli italiani all’estero con crescente distacco; non si sentono più pienamente italiani, ma neppure del tutto inseriti nel tessuto sociale britannico.
Ci troviamo, per così dire, eternamente nel guado, incapaci di leggere bene la realtà e di spiegare i fenomeni; consapevoli di una sola cosa: della crescente follia che ci circonda.
Ma nessuno di noi è “italofobo”, come qualcuno ci ha accusati. Nessuno più di noi ama il nostro paese e soffre a vederlo ridotto così. Certo, ci scagliamo contro certi vizi tipicamente italici che alcuni di noi hanno importato dall’Italia qui da noi in UK. Non vogliamo né assecondare chi cerca di affossare le riforme e il cambiamento in Italia, né sostenere quella sciagurata corrente di pensiero che individua nella fuga all’estero come l’unica speranza per i giovani italiani di uscire dall’attuale stato di difficoltà del nostro paese.
Così come amiamo l’Italia, allo stesso modo ci preme sottolineare il nostro profondo legame con il paese che ci ospita. Ci addolora vederlo finire fuori dall’Europa, ma questo è un processo che avevamo previsto e che è diventato irreversibile.
Meglio dunque riflettere sul nostro futuro, su come il nostro gruppo e più in generale il movimento degli italiani di Brighton si porranno rispetto alle nuove sfide economiche e politiche che verranno.
Semplificando, la linea del nostro gruppo NON è: scappate dall'Italia, se potete; l'Italia è nei guai? Si fotta; in UK c'è posto per tutti; gli inglesi ci vogliono bene: se non trovi lavoro ti danno i benefits; Brexit è solo uno scherzo; e altre idee malsane che circolano sulle pagine FB degli altri gruppi.
Io penso che la nostra nuova linea debba essere questa: seguire con attezione gli sviluppi di Brexit; imprimere al nostro gruppo un’identità più marcatamente diversa da quella degli altri gruppi presenti su FB, dedicando più attenzione a idee e progetti che ci proiettino nel futuro; dobbiamo lasciarci alle spalle una visione asfittica e perdente della comunità italiana che si concentra quasi esclusivamente sui bisogni dei nuovi immigrati, secondo una logica puramente assistenziale che ignora Brexit e i cambiamenti che sono in atto nel nostro paese. Sono necessari più integrazione, maggiore coesione sociale, meno assistenzialismo.
Se questa impostazione non vi convince, parliamone. Se vi trovate in assoluto disaccordo rispetto a questa posizione ciò significa che questo gruppo non è per voi.
Il nostro gruppo ha superato i 3000 soci e cresce, malgrado Brexit e la concorrenza sleale. E' però giunto il momento di fare scelte importanti, alcune delle quali potrebbero risultare un po' sgradevoli e impopolari. Si tratta però di discutere queste decisioni insieme e condividerle.
Il nostro regolamento - http://www.britalians.co.uk/italians-in-brighton---italiani… - mette bene in evidenza che il nostro è un gruppo nato da una vecchia associazione di italiani che vivono qui in Inghilterra da anni, che hanno esigenze ed aspirazioni diverse da quelle dei ragazzi che, nonostante Brexit, o forse a causa di quello, continuano a scappare dall'Italia e approdano in Inghilterra in cerca di miglior fortuna.
Fino a oggi, siamo riusciti, con qualche difficoltà, a far convivere questi due mondi. Ci si è detti: noi stessi, che siamo qui da anni, siamo stati migranti, e abbiamo attraversato le stesse peripezie di quanti sono approdati qui da poco, sia pure in tempi e modi diversi. Perché allora negare il nostro aiuto, la nostra esperienza a chi ha bisogno? Non è forse questa la solidarietà?
Poi c'è chi come me, dopo aver passato anni nel mondo dell’associazionismo, si è un po' stancato di questo andazzo.
Ogni giorno qui su Its in Btn spunta fuori uno, che senza aver letto il nostro regolamento, ci fa domande sciocche tipo: “E’ meglio prima trovare casa o prima il lavoro?... Come sono gli affitti a Brighton? C'è lavoro lì da voi? In quali settori?” E che c’è di male? direte voi.
A questo punto viene da chiedersi: ma c'è in Inghilterra - o in Italia - un italiano che non cerchi casa e lavoro altrove, che voglia invece condividere con noi un'esperienza di vita interessante; una storia; un pensiero; o anche solo una bella foto?
Non vi va di parlare di cose personali? Allora, per tenere alto il profilo del nostro gruppo, perché non parlare di un evento politico, culturale, o di cronaca di particolare significato che accade qui, nel paese che ci ospita: un fatto che abbia qualche rilevanza per la vita quotidiana degli italiani che vivono qui da un po’ di tempo, di quegli italiani che sono più inseriti nel tessuto della società britannica, e che quindi, si presume, siano più interessati a condividere opinioni e sentimenti con la gente che vive nei nostri quartieri.
Nei gruppi di italiani in UK presenti su FB questo accade molto raramente. Molto più spesso FB è un’occasione per fare chiacchiericcio. Abbondano anche le volgarità e le malignità.
Qualche tempo fa ho postato un bel video di mia figlia che cantava in una bella chiesa del Sussex; un altro che raccontava la storia della mia famiglia; spesso posto foto che ritraggono le bellezze artistiche e paesaggistiche del Sussex, e prendo tanti “likes”, cosa che fa sempre piacere. Altre volte, mi piace condividere un tema di carattere sociale o politico, di attualità e di interesse generale, come il mio post sul futuro delle ferrovie inglesi; o quello sull’opportunità di “vietare” il burkini anche qui da noi in UK.
Il mio è un modo per suggerire idee e consolidare l’identità del gruppo, così come l’avevo immaginato quando l’ho creato. Mi premono i valori e i principii del nostro gruppo, cioè tutte quelle cose che spesso mancano a molti degli altri gruppi presenti su FB. E’ la mia maniera di delineare che cosa è il nostro gruppo; come vorrei che fosse; e la direzione che vorrei imprimere al suo futuro. Non voglio che il nostro diventi la fotocopia degli altri orridi gruppi di italiani cerebrolesi che infestano Facebook, di Londra in particolar modo, e oggi diffusi anche qui a Brighton.
Le nostre città sono cambiate. L’Inghilterra è cambiata. Non si respira la stessa atmosfera di cordialità e accoglienza che si respirava un tempo. Molti fanno finta di non accorgersene. Brexit incombe. L’immigrazione massiccia dall’Europa è probabilmente una ricchezza per questo paese, ma molti inglesi non la pensano allo stesso modo. Questo ci impone delle scelte.
Vogliamo continuare ad alimentare il flusso degli italiani verso i lidi britannici come se nulla sia successo (Brexit)?; oppure vogliamo distinguerci dagli altri gruppi operando scelte differenti, sia pure condivise? Vogliamo finalmente gettare alle ortiche quella immagine un po’ angusta e obsoleta che ci fa apparire, noi di Its in Btn, come un centro per il sostegno dei giovani migranti italiani? e magari quelli della peggior specie, cioè di quelli che si iscrivono al nostro gruppo; cercano qualche informazione utile su qualche cameraccia in affitto; ci fanno due o tre domande cretine e sgrammaticate; e poi non si fanno più sentire, cioè non contribuiscono; non condividono i nostri valori, le nostre aspirazioni; e non partecipano mai ai nostri dibattiti, quelli più significativi.
In sintesi, anche a costo di perdere qualche altro socio per strada, come è accaduto in questi ultimi giorni, è giunto il momento di decidere quello che vogliamo diventare.
Ecco perché ho preparato un rapido sondaggio per capire come la pensate sul tema. Vi chiedo pertanto di rispondere al seguente quesito, o di suggerirne uno alternativo. Poi metteremo tutte le ipotesi al voto.
EG: “Nel nostro gruppo non è ammesso chi è alla ricerca di casa e lavoro qui a Brighton. Sei d’accordo?”.
Ovviamente, diverso è il caso di chi OFFRE lavoro o di chi, IN MANIERA LEGALE, posta l’annuncio di una camera che si libera nella casa in cui vive. Ma attenzione alle frodi!
Poiché è praticamente impossibile sapere in anticipo le intenzioni di ognuno, e che cosa ci si può attendere da un nuovo socio (e spesso ci pentiamo di averli ammessi un minuto dopo la loro iscrizione!); e poiché non è facile “cacciarli” in un secondo momento senza apparire dispotici, vi pregherei anche di suggerire un metodo alternativo - che possa funzionare, e diverso dall’attuale, che si è rivelato fallimentare - per gestire e selezionare, in futuro, le adesioni al nostro gruppo.
Siccome la partecipazione ai sondaggi di FB non è quasi mai elevata, darò per scontato che chi non si esprimerà avrà dato il suo tacito assenso.
Grazie
Alla vigilia del 7° anno di vita del nostro gruppo, è forse bene riflettere su alcuni temi a noi cari, per ribadire la nostra linea e chiarire alcuni punti chiave, anche alla luce di alcune recenti posizioni critiche. Le critiche che ci vengono rivolte sono più o meno sempre le stesse: che non sarei/saremmo abbastanza accoglienti; che dovremmo essere più solidali e tolleranti verso chi è costretto a lasciare il proprio paese; che dipingiamo il Regno Unito sotto una cattiva luce, come un paese poco incline ad accogliere gli stranieri ecc ecc.
Essenzialmente, queste critiche si basano su più equivoci di fondo: che il Regno Unito sia un paese ospitale; che Brexit non sia altro che uno spiacevole incidente di percorso ma che di fatto nulla cambierà nello scenario europeo; che noi di Its di Btn saremmo una sorta di ente assistenziale. Nulla di tutto questo è vero.
Poi, più recentemente, vi è stato il terremoto Brexit, che ha suffragato i nostri timori e ci ha costretto a rivedere la nostra visione circo il ruolo degli italiani qui in Inghilterra e, di conseguenza, le regole e i principi che governano il nostro gruppo. In particolare, è ora giunto il momento di chiedersi, alla luce di Brexit e dei recenti malintesi che si sono verificati con alcuni dei nostri nuovi soci, chi è il nostro interlocutore privilegiato? Il destinatario dei nostri messaggi? In che modo può e deve cambiare la politica del nostro gruppo? In che direzione dovrebbe andare?
Su un terreno più squisitamente politico e generale, noi italiani di Brighton, almeno quelli che si riconoscono nella mia visione, desideriamo un futuro di stabilità e di progresso, che non sia inficiato dalle conseguenze di Brexit e dai futuri assetti europei.
Ci interessa ristabilire in Europa una situazione di quasi normalità come lo era prima della crisi del 2008; dove la gente era libera di viaggiare, di fare esperienze di studio e di lavoro, senza l'assillo di Brexit o la scure dei governi di destra che minacciavano di erigere muri.
Allora vi era un "normale" flusso di migranti (si chiamavano cittadini e lavoratori europei, non migranti) da e per il Regno Unito: quasi nessuno “scappava” dall’Italia.
La situazione in Medio Oriente e nel nord Africa non era ancora esplosa, con le conseguenze drammatiche a cui assistiamo oggi. In Italia avevamo ancora Berlusconi, ma, nonostante ciò, si respirava ancora un'atmosfera di relativa fiducia, non tanto nella politica o nell'economia, quanto nella possibilità di uscire fuori da una situazione di stallo.
L’Europa non era ancora in preda alla devastante crisi e si trovava ancora al sicuro dalle grinfie delle banche centrali; l’euro godeva di discreta salute. Poi venne la crisi del 2008; le politiche di austerity; la disoccupazione giovanile allarmante in tutta Europa; la crisi dell’Euro; lo sciagurato governo Monti, il risorgere della corruzione in Italia e dei nazionalismi a livello europeo, e del terrorismo islamico a livello mondiale. In Uk vi fu la crisi del welfare, l’avvento del governo di Cameron e Brexit.
Insomma veniamo da anni difficili, nei quali l’Italia sembra essere l’unico paese in Europa a non avere ancora convintamente ingranato la marcia della ripresa.
Eppure, a dispetto di quanti insistono ancora nel voler uniformare gli italiani all’estero dentro un unico contenitore, c'è un'insanabile dicotomia tra gli italiani che vivono in Italia, che vedono tutto a tinte fosche e che non vedono l'ora di scappare; e quelli che sono approdati qui da poco, che scoprono un mondo nuovo, che non è affatto come l'avevano immaginato.
Poi ci sono quelli come me, che vivono qui da tanti anni; che guardano le vicende italiane con rabbia, dolore e frustrazione; seguono gli sviluppi di Brexit con preoccupazione; osservano le politiche per gli italiani all’estero con crescente distacco; non si sentono più pienamente italiani, ma neppure del tutto inseriti nel tessuto sociale britannico.
Ci troviamo, per così dire, eternamente nel guado, incapaci di leggere bene la realtà e di spiegare i fenomeni; consapevoli di una sola cosa: della crescente follia che ci circonda.
Ma nessuno di noi è “italofobo”, come qualcuno ci ha accusati. Nessuno più di noi ama il nostro paese e soffre a vederlo ridotto così. Certo, ci scagliamo contro certi vizi tipicamente italici che alcuni di noi hanno importato dall’Italia qui da noi in UK. Non vogliamo né assecondare chi cerca di affossare le riforme e il cambiamento in Italia, né sostenere quella sciagurata corrente di pensiero che individua nella fuga all’estero come l’unica speranza per i giovani italiani di uscire dall’attuale stato di difficoltà del nostro paese.
Così come amiamo l’Italia, allo stesso modo ci preme sottolineare il nostro profondo legame con il paese che ci ospita. Ci addolora vederlo finire fuori dall’Europa, ma questo è un processo che avevamo previsto e che è diventato irreversibile.
Meglio dunque riflettere sul nostro futuro, su come il nostro gruppo e più in generale il movimento degli italiani di Brighton si porranno rispetto alle nuove sfide economiche e politiche che verranno.
Semplificando, la linea del nostro gruppo NON è: scappate dall'Italia, se potete; l'Italia è nei guai? Si fotta; in UK c'è posto per tutti; gli inglesi ci vogliono bene: se non trovi lavoro ti danno i benefits; Brexit è solo uno scherzo; e altre idee malsane che circolano sulle pagine FB degli altri gruppi.
Io penso che la nostra nuova linea debba essere questa: seguire con attezione gli sviluppi di Brexit; imprimere al nostro gruppo un’identità più marcatamente diversa da quella degli altri gruppi presenti su FB, dedicando più attenzione a idee e progetti che ci proiettino nel futuro; dobbiamo lasciarci alle spalle una visione asfittica e perdente della comunità italiana che si concentra quasi esclusivamente sui bisogni dei nuovi immigrati, secondo una logica puramente assistenziale che ignora Brexit e i cambiamenti che sono in atto nel nostro paese. Sono necessari più integrazione, maggiore coesione sociale, meno assistenzialismo.
Se questa impostazione non vi convince, parliamone. Se vi trovate in assoluto disaccordo rispetto a questa posizione ciò significa che questo gruppo non è per voi.
Il nostro gruppo ha superato i 3000 soci e cresce, malgrado Brexit e la concorrenza sleale. E' però giunto il momento di fare scelte importanti, alcune delle quali potrebbero risultare un po' sgradevoli e impopolari. Si tratta però di discutere queste decisioni insieme e condividerle.
Il nostro regolamento - http://www.britalians.co.uk/italians-in-brighton---italiani… - mette bene in evidenza che il nostro è un gruppo nato da una vecchia associazione di italiani che vivono qui in Inghilterra da anni, che hanno esigenze ed aspirazioni diverse da quelle dei ragazzi che, nonostante Brexit, o forse a causa di quello, continuano a scappare dall'Italia e approdano in Inghilterra in cerca di miglior fortuna.
Fino a oggi, siamo riusciti, con qualche difficoltà, a far convivere questi due mondi. Ci si è detti: noi stessi, che siamo qui da anni, siamo stati migranti, e abbiamo attraversato le stesse peripezie di quanti sono approdati qui da poco, sia pure in tempi e modi diversi. Perché allora negare il nostro aiuto, la nostra esperienza a chi ha bisogno? Non è forse questa la solidarietà?
Poi c'è chi come me, dopo aver passato anni nel mondo dell’associazionismo, si è un po' stancato di questo andazzo.
Ogni giorno qui su Its in Btn spunta fuori uno, che senza aver letto il nostro regolamento, ci fa domande sciocche tipo: “E’ meglio prima trovare casa o prima il lavoro?... Come sono gli affitti a Brighton? C'è lavoro lì da voi? In quali settori?” E che c’è di male? direte voi.
A questo punto viene da chiedersi: ma c'è in Inghilterra - o in Italia - un italiano che non cerchi casa e lavoro altrove, che voglia invece condividere con noi un'esperienza di vita interessante; una storia; un pensiero; o anche solo una bella foto?
Non vi va di parlare di cose personali? Allora, per tenere alto il profilo del nostro gruppo, perché non parlare di un evento politico, culturale, o di cronaca di particolare significato che accade qui, nel paese che ci ospita: un fatto che abbia qualche rilevanza per la vita quotidiana degli italiani che vivono qui da un po’ di tempo, di quegli italiani che sono più inseriti nel tessuto della società britannica, e che quindi, si presume, siano più interessati a condividere opinioni e sentimenti con la gente che vive nei nostri quartieri.
Nei gruppi di italiani in UK presenti su FB questo accade molto raramente. Molto più spesso FB è un’occasione per fare chiacchiericcio. Abbondano anche le volgarità e le malignità.
Qualche tempo fa ho postato un bel video di mia figlia che cantava in una bella chiesa del Sussex; un altro che raccontava la storia della mia famiglia; spesso posto foto che ritraggono le bellezze artistiche e paesaggistiche del Sussex, e prendo tanti “likes”, cosa che fa sempre piacere. Altre volte, mi piace condividere un tema di carattere sociale o politico, di attualità e di interesse generale, come il mio post sul futuro delle ferrovie inglesi; o quello sull’opportunità di “vietare” il burkini anche qui da noi in UK.
Il mio è un modo per suggerire idee e consolidare l’identità del gruppo, così come l’avevo immaginato quando l’ho creato. Mi premono i valori e i principii del nostro gruppo, cioè tutte quelle cose che spesso mancano a molti degli altri gruppi presenti su FB. E’ la mia maniera di delineare che cosa è il nostro gruppo; come vorrei che fosse; e la direzione che vorrei imprimere al suo futuro. Non voglio che il nostro diventi la fotocopia degli altri orridi gruppi di italiani cerebrolesi che infestano Facebook, di Londra in particolar modo, e oggi diffusi anche qui a Brighton.
Le nostre città sono cambiate. L’Inghilterra è cambiata. Non si respira la stessa atmosfera di cordialità e accoglienza che si respirava un tempo. Molti fanno finta di non accorgersene. Brexit incombe. L’immigrazione massiccia dall’Europa è probabilmente una ricchezza per questo paese, ma molti inglesi non la pensano allo stesso modo. Questo ci impone delle scelte.
Vogliamo continuare ad alimentare il flusso degli italiani verso i lidi britannici come se nulla sia successo (Brexit)?; oppure vogliamo distinguerci dagli altri gruppi operando scelte differenti, sia pure condivise? Vogliamo finalmente gettare alle ortiche quella immagine un po’ angusta e obsoleta che ci fa apparire, noi di Its in Btn, come un centro per il sostegno dei giovani migranti italiani? e magari quelli della peggior specie, cioè di quelli che si iscrivono al nostro gruppo; cercano qualche informazione utile su qualche cameraccia in affitto; ci fanno due o tre domande cretine e sgrammaticate; e poi non si fanno più sentire, cioè non contribuiscono; non condividono i nostri valori, le nostre aspirazioni; e non partecipano mai ai nostri dibattiti, quelli più significativi.
In sintesi, anche a costo di perdere qualche altro socio per strada, come è accaduto in questi ultimi giorni, è giunto il momento di decidere quello che vogliamo diventare.
Ecco perché ho preparato un rapido sondaggio per capire come la pensate sul tema. Vi chiedo pertanto di rispondere al seguente quesito, o di suggerirne uno alternativo. Poi metteremo tutte le ipotesi al voto.
EG: “Nel nostro gruppo non è ammesso chi è alla ricerca di casa e lavoro qui a Brighton. Sei d’accordo?”.
Ovviamente, diverso è il caso di chi OFFRE lavoro o di chi, IN MANIERA LEGALE, posta l’annuncio di una camera che si libera nella casa in cui vive. Ma attenzione alle frodi!
Poiché è praticamente impossibile sapere in anticipo le intenzioni di ognuno, e che cosa ci si può attendere da un nuovo socio (e spesso ci pentiamo di averli ammessi un minuto dopo la loro iscrizione!); e poiché non è facile “cacciarli” in un secondo momento senza apparire dispotici, vi pregherei anche di suggerire un metodo alternativo - che possa funzionare, e diverso dall’attuale, che si è rivelato fallimentare - per gestire e selezionare, in futuro, le adesioni al nostro gruppo.
Siccome la partecipazione ai sondaggi di FB non è quasi mai elevata, darò per scontato che chi non si esprimerà avrà dato il suo tacito assenso.
Grazie