ITALIANS IN BRIGHTON: NUOVI SCENARI E PERCORSI ALTERNATIVI
Questa estate tipicamente inglese si avvia prematuramente al termine. Nel corso di questi ultimi mesi sono accadute molte cose: alcune gradevoli, altre meno. Mi preme qui ricordarne alcune.
Innanzitutto, desidero parlare dello STATO DI SALUTE DEL NOSTRO GRUPPO. Da almeno due anni a questa parte il nostro gruppo è cresciuto in maniera stabile con punte di 50 adesioni alla settimana e oltre 400 visite al nostro sito www.britalians.co.uk. Ma negli ultimi 6-8 mesi qualcosa si è inceppato.
Le ragioni di questo sono tante, e potremmo discuterne qui a lungo, col rischio che l’analisi delle cause ci porti fuori strada e ci induca ad assegnare colpe e responsabilità a chi in tutti questi mesi si è impegnato in prima fila per il successo del gruppo e si è esposto più di altri agli attacchi vili degli ex soci negli altri gruppi, pagandone spesso le conseguenze.
Vi è una situazione occupazionale sempre più grave nel nostro paese di origine, che deriva da una condizione di costante instabilità economica, di mancanza di certezze, di regole, di prospettive, di riforme celeri, credibili e condivise: è la storia dell’Italia degli ultimi 20-30 anni.
Di fronte a questo scenario poco edificante, anche il nostro gruppo ha sofferto dell’influenza non sempre positiva delle decine di giovani che si sono uniti al nostro gruppo in cerca – quasi esclusivamente - di dritte per una casa o un lavoro: sono approdati a Brighton e nel RU spesso senza un progetto preciso, in balia di un mercato del lavoro come quello inglese sempre meno protetto, sempre più complesso e difficile da capire, perché intrinsecamente connesso al sistema del welfare, oggi sotto attacco da parte dell’attuale governo.
Inevitabilmente, questi giovani hanno priorità e bisogni diversi rispetto a noi italiani che viviamo qui da più anni. A causa di questo, anche all’interno del nostro gruppo si sono creati contrasti e incomprensioni impreviste, di cui abbiamo sottovalutato la gravità.
La presenza di questi giovani nel nostro gruppo spesso si accompagna ad una scarsa partecipazione: avvertono subito che il gruppo non fa per loro e non è quello che si aspettavano: non è una sorta di bacheca di annunci, come capita spesso negli altri gruppi; non è il luogo del gossip e del chiacchiericcio vacuo e inconcludente; e non è neppure un servizio informazioni per giovani alla ricerca di casa e lavoro...
In passato, per brevi periodi, specie quando era infestato da personaggi come Barbara Bianchi, regina del gossip, il nostro era tutte quelle cose, e di più. Purtroppo, tutti i nostri sforzi tesi ad aggregare persone attorno ad un progetto comune di crescita non hanno sortito i risultati auspicati. Le ragioni sono tante, ma ognuno di noi potrà qui dire la sua ...
Oggi si aprono per noi scenari nuovi, che cercherò qui di spiegare:
a) Dopo aver raggiunto la soglia dei 2000 soci, il nostro gruppo si è arenato e non cresce più. Questo può essere un bene (pochi ma buoni!), o un male, a seconda dei punti di vista: un gruppo che non cresce si chiude in se stesso e col tempo perde pezzi ...
b) Il nostro gruppo non riesce ad aggregare persone intorno ad un progetto comune e ad essere “associazione” nel pieno senso della parola...
c) Il centro sociale di Hollingdean, nostro nuovo punto di incontro nella città, non sembra attrarre un gran numero di persone, forse anche a causa dello stato di degrado delle sue strutture ...
d) Ci sono stati episodi di gravi scorrettezze da parte di membri di altri gruppi italiani di Brighton che ci impongono di essere costantemente vigili.
e) Brighton diventa ogni giorno una città sempre più difficile, strapiena com’è di genti di ogni paese che faticano a sbarcare il lunario, anche a causa degli affitti esorbitanti e delle politiche governative tese a favorire i landlords.
Nonostante ciò, l’impegno sociale degli italiani in UK è insufficiente, se non addirittura inesistente. I partiti e i movimenti degli italiani presenti in UK sembrano più interessati alle misere vicende italiane – che si concludono spesso in un nulla di fatto - piuttosto che all'impegno civile a fianco dei cittadini inglesi nella lotta per salvaguardare il welfare e i diritti che è questione che tocca anche noi italiani, in quanto neo-immigrati europei e bersaglio preferito delle politiche sociali vessatorie di Cameron e soci...
f) Sul fronte delle politiche per gli italiani all’estero e delle loro istituzioni, c’è finalmente una buona notizia: pare che la Farnesina abbia finalmente indetto le elezioni per il rinnovo dei Comites, organismi di rappresentanza territoriale degli italiani all’estero, che non venivano rieletti da anni!
Per noi pochi italiani d’Inghilterra che ancora, nonostante tutto, crediamo nel valore della democrazia rappresentativa, questa può essere un’occasione propizia per rilanciare il dibattito sulle buone politiche per gli italiani all’estero PARTENDO DAL TERRITORIO; per confrontarci finalmente sul da farsi e su temi sui quali non dibattiamo da tempo.
Gli eventi dei prossimi mesi saranno decisivi per il futuro del nostro gruppo, e in particolare: l’esito delle vicende del nostro centro di Hollingdean; le mosse del governo conservatore rispetto alla massiccia immigrazione di giovani lavoratori in fuga dai paesi sempre più in crisi come l’Italia e oggi anche la Francia; le politiche del nostro governo rispetto all’altissima e crescente disoccupazione giovanile, che alimenta il fenomeno dell’esodo e condiziona la nostra azione.
Consapevoli di tutto ciò, noi non staremo con le mani in mano. I cambiamenti si governano: l’inerzia e l’ignavia non sono mai un’opzione.
EG
Innanzitutto, desidero parlare dello STATO DI SALUTE DEL NOSTRO GRUPPO. Da almeno due anni a questa parte il nostro gruppo è cresciuto in maniera stabile con punte di 50 adesioni alla settimana e oltre 400 visite al nostro sito www.britalians.co.uk. Ma negli ultimi 6-8 mesi qualcosa si è inceppato.
Le ragioni di questo sono tante, e potremmo discuterne qui a lungo, col rischio che l’analisi delle cause ci porti fuori strada e ci induca ad assegnare colpe e responsabilità a chi in tutti questi mesi si è impegnato in prima fila per il successo del gruppo e si è esposto più di altri agli attacchi vili degli ex soci negli altri gruppi, pagandone spesso le conseguenze.
Vi è una situazione occupazionale sempre più grave nel nostro paese di origine, che deriva da una condizione di costante instabilità economica, di mancanza di certezze, di regole, di prospettive, di riforme celeri, credibili e condivise: è la storia dell’Italia degli ultimi 20-30 anni.
Di fronte a questo scenario poco edificante, anche il nostro gruppo ha sofferto dell’influenza non sempre positiva delle decine di giovani che si sono uniti al nostro gruppo in cerca – quasi esclusivamente - di dritte per una casa o un lavoro: sono approdati a Brighton e nel RU spesso senza un progetto preciso, in balia di un mercato del lavoro come quello inglese sempre meno protetto, sempre più complesso e difficile da capire, perché intrinsecamente connesso al sistema del welfare, oggi sotto attacco da parte dell’attuale governo.
Inevitabilmente, questi giovani hanno priorità e bisogni diversi rispetto a noi italiani che viviamo qui da più anni. A causa di questo, anche all’interno del nostro gruppo si sono creati contrasti e incomprensioni impreviste, di cui abbiamo sottovalutato la gravità.
La presenza di questi giovani nel nostro gruppo spesso si accompagna ad una scarsa partecipazione: avvertono subito che il gruppo non fa per loro e non è quello che si aspettavano: non è una sorta di bacheca di annunci, come capita spesso negli altri gruppi; non è il luogo del gossip e del chiacchiericcio vacuo e inconcludente; e non è neppure un servizio informazioni per giovani alla ricerca di casa e lavoro...
In passato, per brevi periodi, specie quando era infestato da personaggi come Barbara Bianchi, regina del gossip, il nostro era tutte quelle cose, e di più. Purtroppo, tutti i nostri sforzi tesi ad aggregare persone attorno ad un progetto comune di crescita non hanno sortito i risultati auspicati. Le ragioni sono tante, ma ognuno di noi potrà qui dire la sua ...
Oggi si aprono per noi scenari nuovi, che cercherò qui di spiegare:
a) Dopo aver raggiunto la soglia dei 2000 soci, il nostro gruppo si è arenato e non cresce più. Questo può essere un bene (pochi ma buoni!), o un male, a seconda dei punti di vista: un gruppo che non cresce si chiude in se stesso e col tempo perde pezzi ...
b) Il nostro gruppo non riesce ad aggregare persone intorno ad un progetto comune e ad essere “associazione” nel pieno senso della parola...
c) Il centro sociale di Hollingdean, nostro nuovo punto di incontro nella città, non sembra attrarre un gran numero di persone, forse anche a causa dello stato di degrado delle sue strutture ...
d) Ci sono stati episodi di gravi scorrettezze da parte di membri di altri gruppi italiani di Brighton che ci impongono di essere costantemente vigili.
e) Brighton diventa ogni giorno una città sempre più difficile, strapiena com’è di genti di ogni paese che faticano a sbarcare il lunario, anche a causa degli affitti esorbitanti e delle politiche governative tese a favorire i landlords.
Nonostante ciò, l’impegno sociale degli italiani in UK è insufficiente, se non addirittura inesistente. I partiti e i movimenti degli italiani presenti in UK sembrano più interessati alle misere vicende italiane – che si concludono spesso in un nulla di fatto - piuttosto che all'impegno civile a fianco dei cittadini inglesi nella lotta per salvaguardare il welfare e i diritti che è questione che tocca anche noi italiani, in quanto neo-immigrati europei e bersaglio preferito delle politiche sociali vessatorie di Cameron e soci...
f) Sul fronte delle politiche per gli italiani all’estero e delle loro istituzioni, c’è finalmente una buona notizia: pare che la Farnesina abbia finalmente indetto le elezioni per il rinnovo dei Comites, organismi di rappresentanza territoriale degli italiani all’estero, che non venivano rieletti da anni!
Per noi pochi italiani d’Inghilterra che ancora, nonostante tutto, crediamo nel valore della democrazia rappresentativa, questa può essere un’occasione propizia per rilanciare il dibattito sulle buone politiche per gli italiani all’estero PARTENDO DAL TERRITORIO; per confrontarci finalmente sul da farsi e su temi sui quali non dibattiamo da tempo.
Gli eventi dei prossimi mesi saranno decisivi per il futuro del nostro gruppo, e in particolare: l’esito delle vicende del nostro centro di Hollingdean; le mosse del governo conservatore rispetto alla massiccia immigrazione di giovani lavoratori in fuga dai paesi sempre più in crisi come l’Italia e oggi anche la Francia; le politiche del nostro governo rispetto all’altissima e crescente disoccupazione giovanile, che alimenta il fenomeno dell’esodo e condiziona la nostra azione.
Consapevoli di tutto ciò, noi non staremo con le mani in mano. I cambiamenti si governano: l’inerzia e l’ignavia non sono mai un’opzione.
EG