Francesco
Andreoli La fine dell'Inghilterra è ancora lontana Continuo a leggere lettere in cui si denuncia che l’Inghilterra è ormai finita... Tanto vale fare i bagagli e tornarsene in Italia, magari nella Milano di Pisapia o nella Napoli di De Magistris. Ma sono state solo le ragioni economiche a portare qui diecine, probabilmente centinaia di migliaia di italiani? Ne dubito, e non vedo questa fretta di fare i bagagli. Una volta qui, cominciano i confronti con quello che si è lasciato, e tutte le volte che si torna in Italia per vacanze o per rivedere parenti ed amici, il confronto diventa sempre più negativo e non si vede l’ora di tornare in GB. Forse i pub sono meno pieni, ma l’atmosfera è quella rilassata ed amichevole di sempre, forse c’è la crisi economica, ma la recessione non ha fatto sparire i prati verdi, le passeggiate sulle colline boscose, la gentilezza della gente. Non ha fatto sparire la pulizia delle strade. Quando un pedone vuole attraversare la strada, le auto si fermano ancora a metri di distanza per farti passare, invece di avanzare minacciosamente fino a un millimetro dalla gamba, strombazzando. Se sei in macchina in una strada secondaria, le altre macchine si fermano ancora per lasciarti entrare, invece di avanzare millimetro per millimetro per impedirti di entrare nella coda. I dibattiti politici sono sempre civili, con gente che discute pacatamente, senza la caciara di gente che urla sempre più forte per impedire al pubblico di sentire la voce dell’avversario. Ancora in Italia i migliori vegetano in mansioni al di sotto delle loro capacità con stipendi di fame. Ancora basta mandare un CV a una ditta britannica, per essere chiamati, valutati, e se si dimostra di avere le capacità richieste non ci sono problemi a trovare lavoro ad uno stipendio adeguato. La morte dell'Inghilterra è ancora remota, e se ci sarà, sarà contemporanea a quella di tutto l'occidente, e probabilmente qui si vivrà meglio in ogni caso. Francesco Andreoli, francesco.andreoli@yahoo.co.uk |
ITALIA E INGHILTERRA: UN CONFRONTO
IMPROPONIBILE In Italia, nonostante la crisi e Berlusconi, si vive ancora meglio che nel Regno Unito Ho letto l’articolo di Francesco Andreoli, mio amico e concittadino, apparso Lunedì scorso sulle pagine del Corriere della Sera, nella celebre rubrica di Beppe Severgnini "Italians". In esso, si traccia un improbabile, improponibile confronto tra Italia e Regno Unito, stracolmo di stereotipi. Ma di che cosa parliamo: di economia o di qualità della vita? Le due cose non sono sempre collegate. Per quanto riguarda la qualità della vita (ma qui in Inghilterra, come in Italia e un po’ ovunque, dipende da regione a regione) io credo che in Italia, nonostante Berlusconi e la crisi, si viva meglio che nel Regno Unito. Molte nostre città non saranno vivibili (ma basta recarsi in molte tranquille e civili cittadine umbre, toscane per ricredersi) come qui da noi in Inghilterra, sulle ridenti colline del Sussex dove vivo, ma è una questione di punti di vista, di percezioni personali, di valori di riferimento, di abitudini, di cultura, e quant’altro, oltre a fattori non secondari come l’appartenenza ad un particolare gruppo sociale, la tua professione e le aree geografiche di cui parliamo. Noto sempre un certo snobismo quando si affronta questa materia: si tracciano improbabili paralleli tra il nostro paese d’adozione, l’Inghilterra, e quello di origine senza tener conto dei distinguo e dei fattori socio-economici di cui sopra. Certo, se provieni da una cittadina di montagna della Calabria, dove non c’è lavoro, magari amministrata da una giunta in odore di ‘ndrangheta, dove i servizi sociali sono scarsi o inesistenti, le case sono fatiscenti, allora l’Inghilterra è un paradiso! Se invece il confronto è tra un piccolo centro della Calabria e una cittadina nei dintorni di Newcastle, per fare un esempio, dove la disoccupazione e il tasso di criminalità sono altissimi, allora il discorso cambia! Se poi abiti in un quartiere popolare, allora la tua vita è un inferno, sia qui che là! Naturalmente, non mancano gli altri luoghi comuni più rituali, per esempio che gli inglesi sarebbero gentili. Potrei fare un lungo elenco di esempi di “cafonaggine” inglese. Ma andiamo per gradi. * I dibattiti politici inglesi saranno civili ma sono di una noia mortale! * Salari da fame in Italia? Vero. Ma prova a lavorare in qualche ristorante in città come Brighton (e molti italiani ci lavorano) e vedi un po’ come ti trattano. Altro che Minimum Wage, il salario minimo garantito per legge! Nei ristoranti spesso non esiste. * Quanto alle opportunità di lavoro, il mercato inglese è ormai soffocato dalle agenzie. In molti casi se invii un curriculum non ti viene neanche risposto. Per non parlare dei colloqui ai quali ti viene chiesto se parli almeno tre lingue, magari per lavorare in un call centre a £ 6 sterline l’ora. * Prati verdi? Sì, ma il sole dov’è? * Pub carini e rilassanti? L’altro giorno io e la mia compagna siamo entrati in un pub per sentire un po’ di blues: c’erano due cretini ubriachi che gironzolavano intorno ai tavoli e ci impedivano di goderci la musica. Siamo dovuti uscire dopo 5 minuti, dopo aver speso £ 8 sterline per due birre! * Più pulizia per le strade? Basta passeggiare per le vie più periferiche di Brighton per vedere che è stracolma di sacchi semiaperti (i gabbiani fanno ottimi banchetti!), buttati qua e là sui marciapiedi. * Le auto si fermano alle strisce per far passare i pedoni? Ah sì , grande esempio di civiltà! Ho anche visto un automobilista disabile multato per aver lasciato l’auto in divieto per 10 secondi! Il malcapitato autista non aveva messo in buona vista il permesso di disabile: non si leggeva bene l’ultima cifra della data di scadenza del permesso! Insomma, più che dotati di alto senso civico, gli inglesi sono pedanti, ossessionati dal perbenismo e dalle regole. Tutto il contrario di noi italiani, che non avremo grande senso dello stato – più che altro, lo Stato ci fa senso! - ma siamo più terra terra, abbiamo più senso dell’umorismo e, in generale, trattiamo il prossimo con meno arroganza. Ahinoi, anche gli italiani stanno cambiando e ai difetti tipici delle italiche stirpi oggi si aggiungono quelli tipicamente anglosassoni. Ma qui ci addentriamo sul terreno“scivoloso” degli stereotipi ! In conclusione, l'Inghilterra e il Regno Unito, sotto la guida di Cameron, visti i tempi, gode tutto sommato di buona salute, e vivrà molto a lungo. Non altrettanto si può dire dell 'Italia nelle mani della Lega e di Berlusconi, quest'ultimo tra i leader più screditati e impopolari d'Europa. Ma io, nonostante tutto, continuo ad amare il mio Paese ! Ernesto Granese, Associazione Italiani del Sussex |
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