La storia di Salvatore Mancuso
Forse non tutti conoscono la storia di Salvatore Mancuso, un italiano che approdò in Inghilterra dalla sua Sicilia nel secondo dopoguerra con poco o niente.
Tra le tante storie di successo di italiani che sono venuti in Inghilterra e ce l'hanno fatta, questa è tra le più esemplari.
A costo di enormi sacrifici, con nessuna conoscenza dell'inglese, Salvatore Mancuso, con i suoi pochi risparmi, comprò un carretto per vendere gelati e, nel giro di pochi anni, diventò il secondo produttore di gelati del Regno Unito!
Tra le tante storie di italiani che hanno avuto successo qui in Inghilterra, ci sono anche le storie, che pochi conoscono, di quegli italiani meno fortunati che se ne sono tornati in Italia dopo solo un paio di mesi con un pugno di mosche, magari dopo aver dilapidato i propri risparmi.
E’ lecito chiedersi: se quegli italiani avessero avuto un appoggio, una mano amica, una guida, nei primi mesi della loro esperienza in Inghilterra le cose sarebbero andate diversamente? Difficile a dirsi.
Ma chi non ha la fortuna di avere "agganci" sul posto come può verosimilmente sperare di farcela?
La comunità degli italiani del Regno Unito ha un po’ smarrito la sua identità originaria. E’ scomparsa quella rete di solidarietà che una volta caratterizzava la vita degli italiani del Regno Unito. E’ stata soppiantata dall' “…ognuno per sé”.
Non molto tempo fa, un giovane italiano che approdava in Inghilterra in cerca di lavoro e di alloggio, poteva contare sull’aiuto di parenti, amici. Spesso bastava una telefonata perché l’amico dell’amico si attivasse per dargli una mano. E’ capitato a me come a molti dei miei conoscenti che approdarono in Inghilterra a metà degli anni ‘70.
In alcuni casi, è indubbio, gli italiani che sono arrivati qui nel primo dopoguerra si sono arricchiti, o hanno comunque raggiunto un livello di benessere economico di tutto rispetto. La maggior parte di loro ha lasciato i luoghi di origine, i quartieri poveri della Little Italy di Londra e la vita modesta di un tempo per vivere nelle più facoltose dimore nella campagna del Sussex.
Alcuni oggi si preoccupano più di preservare il proprio benessere acquisito a costo di tanti sacrifici. Altri si sono trasformati in benefattori della comunità, come è il caso del Sig. Mancuso che oggi devolve in beneficenza e donazioni cifre considerevoli del proprio fatturato.
Ma cosa direbbe Mancuso dei nuovi giovani migranti dalla sua terra con la laurea in tasca, telefonini ultima generazione, portatili, Ipad, Facebook, Skype e altre diavolerie tecnologiche? Che in fondo la sostanza non cambia: lasciare il proprio paese, la propria famiglia, le proprie radici per andare a vivere in altro paese, adattarsi a nuove abitudini, nuovi ritmi di vita e consuetudini non è cosa da poco. Si perde un po’ di se stessi e delle proprie radici e non sempre ci si guadagna nel cambio.
Ci sono poi quegli italiani che vogliono dimenticare in fretta chi erano, le proprie umili radici, nel tentativo di sublimare il passato, come il personaggio di Manfredi nel film "Pane, Amore e Fantasia" di Comencini. Non ci si dimentica solo di come eravamo, ma anche dell’italianità, dell’essenza stessa dell’essere italiani, dei valori fondanti della nostra comunità, a cominciare da quell’imperativo morale -- aiutare chi ha meno fortuna di noi - che animava un tempo la nostra comunità, e che trascendeva dall’appartenenza ad una fede religiosa o politica.
Ecco perché è necessario ridare forza e vigore a questa idea della vita comunitaria, senza la quale l’italianità è una parola senza significato. Anche per questo è nata Albatross.
Forse non tutti conoscono la storia di Salvatore Mancuso, un italiano che approdò in Inghilterra dalla sua Sicilia nel secondo dopoguerra con poco o niente.
Tra le tante storie di successo di italiani che sono venuti in Inghilterra e ce l'hanno fatta, questa è tra le più esemplari.
A costo di enormi sacrifici, con nessuna conoscenza dell'inglese, Salvatore Mancuso, con i suoi pochi risparmi, comprò un carretto per vendere gelati e, nel giro di pochi anni, diventò il secondo produttore di gelati del Regno Unito!
Tra le tante storie di italiani che hanno avuto successo qui in Inghilterra, ci sono anche le storie, che pochi conoscono, di quegli italiani meno fortunati che se ne sono tornati in Italia dopo solo un paio di mesi con un pugno di mosche, magari dopo aver dilapidato i propri risparmi.
E’ lecito chiedersi: se quegli italiani avessero avuto un appoggio, una mano amica, una guida, nei primi mesi della loro esperienza in Inghilterra le cose sarebbero andate diversamente? Difficile a dirsi.
Ma chi non ha la fortuna di avere "agganci" sul posto come può verosimilmente sperare di farcela?
La comunità degli italiani del Regno Unito ha un po’ smarrito la sua identità originaria. E’ scomparsa quella rete di solidarietà che una volta caratterizzava la vita degli italiani del Regno Unito. E’ stata soppiantata dall' “…ognuno per sé”.
Non molto tempo fa, un giovane italiano che approdava in Inghilterra in cerca di lavoro e di alloggio, poteva contare sull’aiuto di parenti, amici. Spesso bastava una telefonata perché l’amico dell’amico si attivasse per dargli una mano. E’ capitato a me come a molti dei miei conoscenti che approdarono in Inghilterra a metà degli anni ‘70.
In alcuni casi, è indubbio, gli italiani che sono arrivati qui nel primo dopoguerra si sono arricchiti, o hanno comunque raggiunto un livello di benessere economico di tutto rispetto. La maggior parte di loro ha lasciato i luoghi di origine, i quartieri poveri della Little Italy di Londra e la vita modesta di un tempo per vivere nelle più facoltose dimore nella campagna del Sussex.
Alcuni oggi si preoccupano più di preservare il proprio benessere acquisito a costo di tanti sacrifici. Altri si sono trasformati in benefattori della comunità, come è il caso del Sig. Mancuso che oggi devolve in beneficenza e donazioni cifre considerevoli del proprio fatturato.
Ma cosa direbbe Mancuso dei nuovi giovani migranti dalla sua terra con la laurea in tasca, telefonini ultima generazione, portatili, Ipad, Facebook, Skype e altre diavolerie tecnologiche? Che in fondo la sostanza non cambia: lasciare il proprio paese, la propria famiglia, le proprie radici per andare a vivere in altro paese, adattarsi a nuove abitudini, nuovi ritmi di vita e consuetudini non è cosa da poco. Si perde un po’ di se stessi e delle proprie radici e non sempre ci si guadagna nel cambio.
Ci sono poi quegli italiani che vogliono dimenticare in fretta chi erano, le proprie umili radici, nel tentativo di sublimare il passato, come il personaggio di Manfredi nel film "Pane, Amore e Fantasia" di Comencini. Non ci si dimentica solo di come eravamo, ma anche dell’italianità, dell’essenza stessa dell’essere italiani, dei valori fondanti della nostra comunità, a cominciare da quell’imperativo morale -- aiutare chi ha meno fortuna di noi - che animava un tempo la nostra comunità, e che trascendeva dall’appartenenza ad una fede religiosa o politica.
Ecco perché è necessario ridare forza e vigore a questa idea della vita comunitaria, senza la quale l’italianità è una parola senza significato. Anche per questo è nata Albatross.