La voce degli italiani all’estero
Nel 1997, un gruppo di amici italiani e inglesi di Brighton costituì l’Associazione Italiani del Sussex. Tra i suoi scopi fondativi vi era anche quello di assistere e orientare i giovani immigrati italiani in cerca di primo impiego.
All’epoca, non esisteva la rete e Facebook, tutto avveniva attraverso un sistema di “passaparola” che aveva come perno la chiesa di Brighton, i patronati e i giornali di informazione della comunità italiana (The Italian per Brighton, La Voce degli Italiani per Worthing).
Oggi, grazie alla rete e a Facebook, l’AIS (Associazione Italiani del Sussex) e Albatross, l’agenzia che si occupa di giovani e mondo del lavoro nata dalla collaborazione con la AIS, la ricerca di un impiego e di un alloggio è di gran lunga agevolata, sebbene gli effetti perversi della crisi economica sul mercato del lavoro inglese siano ancora percepibili.
Ma la Albatross assolve ad un’altra importante funzione: nella quasi totale assenza di servizi destinati ai giovani immigrati italiani, essa riempie un grave vuoto legislativo delle istituzioni preposte all’assistenza e all’erogazione dei servizi per l’orientamento al lavoro del cittadino italiano residente all’estero.
Se è vero che non è compito delle istituzioni come Comites e i patronati aiutare e agevolare i giovani immigrati nella ricerca di un impiego, è anche vero che in questo settore vi è un grave vuoto legislativo e una seria carenza di iniziative di tipo socio-assistenziale da parte degli istituti che sono preposti all’assistenza del cittadino italiano all’estero, tanto più grave in assenza del supporto delle associazioni degli italiani, ormai scomparse o in declino.
Da tempo l’AIS ha non solo denunciato questo limite ma ha proposto al Ministero degli Affari Esteri di istituire una sorta di “informagiovani” a Londra e a Manchester, o comunque di finanziare un’ iniziativa analoga.
Purtroppo, le nostre richieste non sono state ascoltate.
A peggiorare la situazione vi è poi il comportamento delle agenzie di impiego inglesi (employment agencies) presenti sul nostro territorio, il cui operato è spesso piuttosto negativo: non solo i lavoratori inquadrati nelle agenzie non godono degli stessi diritti di quelli assunti regolarmente nelle aziende, ma i loro salari sono inferiori rispetto alla media delle rispettive categorie. E se non esistesse il salario minimo (NMW) le cose andrebbero anche peggio.
Il settore ristorazione-alberghiero, la manifattura e i lavoratori dell’edilizia sono i più penalizzati da una legislazione che pur di favorire la flessibilità e il precariato e gli interessi di alcuni datori di lavoro senza scrupoli, finisce per essere fortemente discriminatoria nei confronti dei lavoratori EU, per non parlare dei lavoratori al di fuori dell’area comunitaria, che se la passano anche peggio.
Tutto questo avviene nella più totale indifferenza dei nostri rappresentanti eletti nel parlamento italiano con il voto degli italiani all’estero, oltre che delle istituzioni europee e del DWP, il dipartimento governativo per le politiche del lavoro.
Che fare? Noi dell’Associazione Italiani del Sussex, siamo dell’opinione che bisogna reagire con forza ad ogni forma di sfruttamento e di prevaricazione, specie se perpetrato ai danni di giovani immigrati italiani indifesi già duramente colpiti dalla crisi in Italia e da politiche del lavoro ingiuste e discriminatorie. Noi siamo pronti a fare la nostra parte per dire la nostra, ritagliarci uno spazio autonomo all’interno di quel che resta del movimento degli italiani all’estero, e dare forza all’iniziativa popolare per far rinascere l’associazionismo democratico.
E’ tempo che gli italiani all’estero tornino a far sentire la propria voce, anche a costo di fare un po’ di rumore nelle polverose, asfittiche, stagnanti stanze del palazzo e indispettire qualche pigro, stizzoso cavaliere del lavoro.
Nel 1997, un gruppo di amici italiani e inglesi di Brighton costituì l’Associazione Italiani del Sussex. Tra i suoi scopi fondativi vi era anche quello di assistere e orientare i giovani immigrati italiani in cerca di primo impiego.
All’epoca, non esisteva la rete e Facebook, tutto avveniva attraverso un sistema di “passaparola” che aveva come perno la chiesa di Brighton, i patronati e i giornali di informazione della comunità italiana (The Italian per Brighton, La Voce degli Italiani per Worthing).
Oggi, grazie alla rete e a Facebook, l’AIS (Associazione Italiani del Sussex) e Albatross, l’agenzia che si occupa di giovani e mondo del lavoro nata dalla collaborazione con la AIS, la ricerca di un impiego e di un alloggio è di gran lunga agevolata, sebbene gli effetti perversi della crisi economica sul mercato del lavoro inglese siano ancora percepibili.
Ma la Albatross assolve ad un’altra importante funzione: nella quasi totale assenza di servizi destinati ai giovani immigrati italiani, essa riempie un grave vuoto legislativo delle istituzioni preposte all’assistenza e all’erogazione dei servizi per l’orientamento al lavoro del cittadino italiano residente all’estero.
Se è vero che non è compito delle istituzioni come Comites e i patronati aiutare e agevolare i giovani immigrati nella ricerca di un impiego, è anche vero che in questo settore vi è un grave vuoto legislativo e una seria carenza di iniziative di tipo socio-assistenziale da parte degli istituti che sono preposti all’assistenza del cittadino italiano all’estero, tanto più grave in assenza del supporto delle associazioni degli italiani, ormai scomparse o in declino.
Da tempo l’AIS ha non solo denunciato questo limite ma ha proposto al Ministero degli Affari Esteri di istituire una sorta di “informagiovani” a Londra e a Manchester, o comunque di finanziare un’ iniziativa analoga.
Purtroppo, le nostre richieste non sono state ascoltate.
A peggiorare la situazione vi è poi il comportamento delle agenzie di impiego inglesi (employment agencies) presenti sul nostro territorio, il cui operato è spesso piuttosto negativo: non solo i lavoratori inquadrati nelle agenzie non godono degli stessi diritti di quelli assunti regolarmente nelle aziende, ma i loro salari sono inferiori rispetto alla media delle rispettive categorie. E se non esistesse il salario minimo (NMW) le cose andrebbero anche peggio.
Il settore ristorazione-alberghiero, la manifattura e i lavoratori dell’edilizia sono i più penalizzati da una legislazione che pur di favorire la flessibilità e il precariato e gli interessi di alcuni datori di lavoro senza scrupoli, finisce per essere fortemente discriminatoria nei confronti dei lavoratori EU, per non parlare dei lavoratori al di fuori dell’area comunitaria, che se la passano anche peggio.
Tutto questo avviene nella più totale indifferenza dei nostri rappresentanti eletti nel parlamento italiano con il voto degli italiani all’estero, oltre che delle istituzioni europee e del DWP, il dipartimento governativo per le politiche del lavoro.
Che fare? Noi dell’Associazione Italiani del Sussex, siamo dell’opinione che bisogna reagire con forza ad ogni forma di sfruttamento e di prevaricazione, specie se perpetrato ai danni di giovani immigrati italiani indifesi già duramente colpiti dalla crisi in Italia e da politiche del lavoro ingiuste e discriminatorie. Noi siamo pronti a fare la nostra parte per dire la nostra, ritagliarci uno spazio autonomo all’interno di quel che resta del movimento degli italiani all’estero, e dare forza all’iniziativa popolare per far rinascere l’associazionismo democratico.
E’ tempo che gli italiani all’estero tornino a far sentire la propria voce, anche a costo di fare un po’ di rumore nelle polverose, asfittiche, stagnanti stanze del palazzo e indispettire qualche pigro, stizzoso cavaliere del lavoro.