QUEI GIOVANI CHE VANNO VIA DALL'ITALIA
In Italia non conta la capacità. E i giovani vanno via.
Ma cosa fa concretamente il governo Monti per frenare l'emorragia dei giovani italiani in fuga dal belpaese?
Poco o nulla...
Non chiamateli cervelli in fuga. Sono persone, e magari è più bello chiamarli talenti. E poi non sono dei fuggitivi: non hanno nessuna colpa. Semmai le colpe sono di un Paese che non li valorizza.
E' un fenomeno che l’Italia condivide sono in parte con altri Paesi: i giovani che partono. C’è chi da sud va a nord, chi dal paesino va nella metropoli, chi fa le valigie per andarsene all’estero.
Tra tutti c’è un dato in comune: spesso i giovani da noi hanno l’impressione di essere sfruttati. Non sono solo i talenti che se ne vanno, e un Paese si deve preoccupare sempre quando i giovani se ne vanno.
Tra i 70mila giovani che lasciano il sud ci sono anche molti spinti dalla necessità. In questo caso c’è una doppia sconfitta per il Paese: si perde competitività lasciando andare i talenti, si fallisce sul fronte dell’inclusione lasciando al loro destino i meno fortunati.
Ma cosa fa concretamente il governo Monti per frenare l'emorragia dei giovani italiani in fuga dal bel paese? Poco o nulla...
Forse è eccessivo dare le colpe di questo stato di cose all'attuale governo Monti che ha ereditato una situazione economica catastrofica dal precedente governo.
Ciò non toglie che l'attuale governo, dopo aver messo in ginocchio i cittadini con ulteriori tasse, è incapace di investire quelle risorse in crescita e sviluppo, lavoro e futuro per i nostri giovani!
Manca una visione d'insieme, un piano di sviluppo in grado di imprimere una inversione di tendenza all'economia italiana.
Allora è lecito affermare che che questa classe politica indecente sta facendo un uso "criminale" del potere che detiene.
Essendo i giovani lavoratori italiani costretti ad emigrare all'estero tra le categorie più colpite dalla crisi e sicuramente la meno protetta, è evidente che il loro futuro dipenderà molto anche da come essi reagiranno, e da come movimenti e partiti, sia pure in crisi di consensi, sapranno raccogliere la sfida per trasformare un legittimo moto di protesta in proposta politica.
Questa è la vera, DIFFICILISSIMA sfida che si pone.
Nessuno ha la bacchetta magica e la ricetta per uscire dalla crisi, restituire prestigio e competitività alla nostra economia, creare in poco tempo occupazione e frenare l'emorragia dei giovani che partono verso altri paesi.
Allora, che cosa può verosimilmente fare la politica, le autorità preposte all'assistenza e al sostegno dei nostri cittadini all'estero? Quali le priorità delle cose da fare? Più diritti? Più servizi? Più rappresentanza? Più sostegno e assistenza ai giovani migranti? Maggiori investimenti e accesso al credito per la piccola e media industria italiana (perché non tutti i giovani possono permettersi di "fuggire" all'estero per cercare lavoro) che sta veramente andando in malora?
Ecco le vere sfide del futuro; ecco il terreno su cui le forze politiche del dopo Monti si dovranno confrontare per dare risposte e speranza ai nostri giovani.
Se la politica fallisce anche questo occasione, recuperare credito agli occhi delle nuove generazioni, allora questa classe politica miope e incompetente sarà delegittimata a governare e sarà spazzata via da un vento di rabbia e di cambiamento mai visti nella storia d'Italia.
Ernesto Granese